Articolo pubblicato sulla rivista Artribune nel 2016.
LOCATION PREDILETTA DAI PUBBLICITARI E DAL MONDO DEL CINEMA, SIRACUSA, E LA SICILIA IN GENERE, SEMBRANO VIVERE UN PERIODO DI RINASCITA. MA, OLTRE IL LUCCICANTE UNIVERSO DEI SET, QUALI STRATEGIE DEVE METTERE IN CAMPO IL TERRITORIO SICULO PER RISPONDERE ALLE ESIGENZE DEL TURISMO 3.0 E PROMUOVERE UN PATRIMONIO ARTISTICO-CULTURALE INVIDIABILE?
Proprio qualche giorno fa è stata pubblicata la classifica che mette in fila le città italiane in base alla qualità della vita. Siracusa, dove Archimede fu ucciso dai legionari romani per essere rimasto curvo sui propri esperimenti, dove Platone andava per mare a dare lezioni private ai rampolli dell’aristocrazia, è la penultima. Certo, si può obiettare – come avviene ogni anno – sugli indicatori adottati. Se solo si passeggia per Ortigia, nella morbidezza del lungo tramonto siciliano, non ci si potrebbe credere. D’altra parte Siracusa sta vivendo un periodo di rinascita. La prova? Il forte interesse dei pubblicitari, che hanno da sempre un intuito molto acuto per le cose che ci fanno innamorare.
TRA PUBBLICITÀ, CINEMA E LUOGHI COMUNI
Il turista che nel febbraio del 2014 si fosse aggirato per le strade di Ortigia, in particolare tra Piazza del Duomo, Piazza della Minerva e il Lungomare di Levante, si sarebbe imbattuto nel set dello spot dell’automobile Ferrari California, della casa produttrice di Maranello. Una costosissima vettura rosso fiammante squarciava il silenzio del tranquillo isolotto, col suo rombo un po’ prepotente. Uno spettacolo unico per gli appassionati di automobili di lusso e per i fan della “rossa”.
A distanza di poco più di un anno, nel luglio del 2015, i turisti ortigiani si sono trovati catapultati sul set di un altro spot: quello della San Pellegrino: Una ragazza in bicicletta girava spensierata per i vicoli di Ortigia, curiosando tra i marmi dorati e al tempo stesso tra gli agrumi, ingredienti irrinunciabili delle bibite San Pellegrino. Il giro terminava – guarda caso – con l’aperitivo in compagnia, sullo sfondo del tramonto.
A essere scelta come ambientazione di set pubblicitari o cinematografici non è solo la città di Siracusa ma anche i centri della sua provincia, quel sud-est siciliano che da un po’ di anni catalizza talenti creativi, imprenditori emergenti, chef d’assalto e viaggiatori in cerca d’esperienza. Nell’autunno del 2014 gli stilisti Dolce & Gabbana, la cui casa di moda è da sempre vessillo della sicilianità nel mondo, hanno scelto la città di Noto come ambientazione per lo spot del loro profumo Dolce. Lo spot è stato girato all’interno di Villa Eleonora Nicolaci, meraviglioso edificio settecentesco, antica residenza nobiliare situata appena fuori città; è una storia di seduzione ambientata nella Sicilia di metà Novecento all’interno di un giardino mediterraneo, tra alberi di limoni, arance e gelsomini; un gioco di sguardi, di parole non dette, di gesti anche solo abbozzati, per la regia di Tornatore e le musiche di Morricone. Durante le riprese i passanti erano rapiti da un’atmosfera cinematografica, che rimandava a Baaria, che raccontava della Sicilia arsa dal sole e contesa da nobili e braccianti.
Idillio, certo. Ma anche le inevitabili sparatorie e gli inseguimenti di Romanzo Siciliano, l’ennesima fiction sulla mafia, un brand siciliano controverso e tuttora pericoloso. Non solo curiosi sul set, ma anche tanti residenti che hanno provato a farsi accettare dal casting come comparse. Il quarto d’ora di celebrità passa anche dalle serie tv. Comunque sia, questo fiorire di riprese ha non soltanto accentuato la curiosità dei turisti ma ha anche rivitalizzato i legami della comunità siracusana con il proprio territorio.
UN’OFFERTA VARIEGATA
Al di qua del richiamo mediatico e della sensazione di esclusività che ogni tanto si percepisce, la Sicilia rimane una meta privilegiata da turisti che combinano insieme arte e storia da una parte, mare e paesaggi dall’altra; viaggiare in Sicilia è sempre più l’esplorazione di un sub-continente variegato e carico di suggestioni, anche molto eterogenee e in buona parte imprevedibili. Il 20 giugno 2016 l’agenzia di viaggi online eDreams ha reso noti i risultati dell’anno turistico, chiuso al 31 marzo 2016. Nella top ten delle destinazioni scelte dai turisti ci sono tre mete siciliane: Palermo, Catania e Trapani. L’isola ha registrato un incremento delle presenze pari al venti per cento rispetto al 2015, complice, probabilmente, la crisi dell’area del Mediterraneo. Tra le città siciliane più visitate c’è anche Siracusa, ma possiamo essere sicuri che questa forte attrazione tra cultura, natura e curiosità sia proprio ciò di cui la città ha bisogno?
L’offerta culturale è di per sé naturalmente ricca: dal Parco archeologico della Neapolis al Museo archeologico Paolo Orsi, ai resti dell’antichissimo Tempio di Apollo fino all’isola di Ortigia con i suoi vicoli stretti carichi di fascino intimo. Non mancano poi concerti rock e pop, musica classica e opera, e la stagione delle tragedie (e commedie, da un po’ di anni) al Teatro Greco. Oltre a tutto questo c’è, però, un vasto patrimonio di usi e costumi, luoghi invisibili, storie e miti che sembra rimanere sconosciuto, non solo ai turisti, ma spesso anche agli stessi abitanti. Quanto oggi la città di Siracusa è in grado di raccontare di sé e della propria storia, al di là delle atmosfere esclusive e del buon cibo? Esiste un patrimonio “minore” che rischia di scomparire ed è un patrimonio che caratterizza il vissuto di ciascuno e ne costituisce l’identità.
LE ESIGENZE DEL TURISMO 3.0
È il momento di chiederci che cosa manchi alla città per creare un’offerta culturale che sappia rispondere alle aspettative della società contemporanea in modo intelligente ed efficace nell’era del turismo 3.0, un turismo che si basa sulla condivisione e sull’abbattimento della mediazione della filiera turistica. In effetti, il turismo è cambiato molto nel corso degli anni, di pari passo con i mutamenti della società. Non si dorme più tanto in un albergo confortevole e magari standardizzato, ma si cerca un’esperienza che permetta di partecipare alla vita della comunità; sempre più viaggiatori scelgono bed and breakfast, case vacanze, Airbnb: è fondamentale potersi immergere nell’atmosfera della città, entrarne nel vivo, il che moltiplica le relazioni e gli scambi con i residenti.
Ora, Siracusa è in grado di offrire una narrazione nuova e libera dai luoghi comuni? Nel 2014 il Servizio Turistico regionale di Siracusa, col finanziamento dell’Assessorato Regionale al Turismo, ha approvato il progetto Alla scoperta dell’ecomuseo siracusano; si trattava di un progetto pilota che prevedeva la creazione, per un periodo determinato, di diciotto tour con sei percorsi tematici ambientati tra Siracusa e provincia, offerti ai turisti che alloggiavano nelle strutture ricettive aderenti all’iniziativa, per quel periodo. Il progetto-pilota è rimasto tale e un ecomuseo a Siracusa non è mai stato realizzato. Avrebbe potuto essere un buon punto di partenza per la necessaria inversione di rotta con la quale si attiverebbe anche una strategia selettiva verso viaggiatori responsabili, interessati a mescolarsi con la comunità del territorio, magari anche desiderosi di contribuire in modo creativo alle sue dinamiche.
GUARDARE AL FUTURO
La scommessa è forte e per molti motivi non è il caso di aspettare ancora. Si tratta di costruire un palinsesto che sappia raccontare anche quel ricco e diffuso patrimonio – tuttora piuttosto nascosto – di saperi, tradizioni, leggende, linguaggi e dialetti, prassi e stili che rappresentano la complessa e affascinante identità di Siracusa. La città, che un tempo era la più ricca, colta ed elegante del Mediterraneo, saprà rispondere ai desideri che emergono da una società cosmopolita e sofisticata? Magari scrostando le oleografie virtuose e viziose dello stereotipo siciliano si può rendere un buon servizio ai visitatori e ai residenti, incoraggiandoli a cercare insieme significati in una vita quotidiana che vale la pena condividere.